martedì 23 settembre 2008

Casa del Cinema: omaggio a Ugo Pirro


E' iniziata ieri, alla Casa del Cinema di Roma, la tre giorni dedicata allo sceneggiatore Ugo Pirro, scomparso nel gennaio scorso.Nominato all'Oscar per 'Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto' e 'Il giardino dei Finzi-Contini', Pirro nell'arco della sua carriera ha collaborato con registi del calibro di Vittorio De Sica, Gillo Pontecorvo ed Elio Petri.

L’omaggio allo sceneggiatore prevede domani , mercoledi 24 settembre,la proiezione de 'Il giudice ragazzino' diretto da Alessandro Di Robilant, dedicato a Rosario Livatino, giudice ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990. Saranno presenti il regista, il giornalista Andrea Purgatori e Giulio Scarpati, che nel film interpreta Livatino (ore 17)


Qui un blog interamente dedicato a Rosario Livatino e la scheda del toccante film con qualche dialogo tratto dal film stesso
UN VIDEO TRATTO DAL FILM

6 commenti:

elena ha detto...

“Le parole insegnano, gli esempi trascinano. Solo i fatti danno credibilità alle parole”. (Sant'Agostino) Agostino d'Ippona, uno dei 4 grandi Dottori della Chiesa, "il Dottore della Grazia", pagano, grande "peccatore" prima di abbracciare il cristianesimo...Ecco, io credo che queste parole di s. Agostino - le ho trovate nel blog segnalato da Eva su Rosario Livatino - siano da sole un indizio, un insegnamento, una verità...Sembra che oggi siano pochi gli "esempi" da seguire...molti, troppi, quelli che invece dovrebbero essere "rifiutati" e, al contrario, sono presi come "modelli di vita"...E invece, penso che ci siano ancora tanti "Livatino", giudici o meno, che "agiscono" in silenzio e sono quelli gli esempi che "parlano" ma che non "fanno notizia", che non hanno uno spazio sui quotidiani o nei telegiornali se non quando accade qualcosa di eclatante che li porta all'attenzione dei più...Può essere anche il "semplice" cittadino, magari extracomunitario senza permesso di soggiorno, che si getta, senza indugio, in mare perchè dei bambini-ma anche degli adulti-stanno affogando...E può essere, appunto, un giudice "ragazzino" che ha sempre rifiutato la scorta per non "impensierire" gli anziani genitori, consapevole di ciò che questa sua scelta avrebbe potuto comportare....

elena ha detto...

Per quanto mi riguarda, quello che mi ha "dato" questo film,l'ho espresso più di una volta: c'è il "coraggio" di raccontare la verità che ha coinvolto una figura "scomoda" per le coscienze di molti; per le "nostre" coscienze...Non è facile ammettere che la "rettitudine",la coerenza portata all'estremo, la giustizia siano valori che pochi hanno il coraggio di manifestare fino a pagarne le conseguenze...E,quando viene raccontata la vicenda umana di un uomo così vicino a noi nel tempo ma forse troppo "lontano" dalla vita quotidiana, che ci fa vedere che ci si può "giocare" tutto se stessi semplicemente per "amore" della giustizia, deve solo darci un grandissimo insegnamento e farci riflettere se poi la vita che facciamo, l'importanza che diamo - o non diamo - alle cose che ci accadono o che ci "vivono"intorno è quella giusta. E' un film che può far molto "male"...proprio perchè racconta la verità...non c'è niente di lasciato all'immaginazione - alla "fiction" si direbbe...-; un film che ci porta "dentro" la vita reale di Rosario Livatino, dei suoi genitori, di tutti coloro che vissero accanto a lui sapendo che non sarebbe stato facile e, soprattutto, che "vivere la vita" di quel "giudice ragazzino" avrebbe potuto significare seguirne anche la fine...Penso alla figura del collaboratore del giudice che pur avendo una famiglia, un figlio disabile, non ha esitato ad essere sempre accanto a Livatino fino alla fine...Tutti grandi interpreti - cito, per tutti, Regina Bianchi e Leopoldo Trieste "veri" genitori per un altrettanto "vero" figlio, Scarpati - per una grande sceneggiatura che avrebbe potuto sfociare,se non fosse stata nelle mani di una personalità come Ugo Pirro, in qualcosa di già visto,di "ripetitivo",di banale...Tutto il film mi ha lasciato qualcosa di speciale...ma,ogni volta che penso al film "Il giudice ragazzino" mi accorgo che, "dentro", indimenticabile, ho l'ultima scena, quella finale...

Anonimo ha detto...

ieri nella sala della casa del cinema di roma ho rivisto il film.
la sala era piena . L'ho trovato, anche a distanza di anni, davvero un film forte.Riascoltavo le battute, frutto di una scrittura secca,compatta senza inutili orpelli e pensavo al lavoro degli scenneggiatori( Ugo per primo)così bravi nel restituire con poche parole il senso di quella storia.Vedevo scoorere le immagini degli interrogatori,delle udienze,dei delitti, dei templi di Agrigento e poi della vita privata del giudice: il soggiorno con le partite a carte con il padre, i pranzi consumati fra sguardi che raccontano più delle parole.Pensavo alla regia così asciutta e discreta e alla meraviglia di lavorare con attori come Leopoldo Trieste e Regina Bianchi ma con tutti gli altri bravissimi attori. La visione scorreva ed io pensavo a Rosario alla sua timidezza "privata",alla sua forza nel lavoro e, perso nel racconto della sua breve vita, mi sono... commosso. Alla fine si sono accese le luci e insieme a Felice Laudadio e Andrea Purgatori (cosceneggiatore del film) abbiamo parlato di Pirro e del film. Una bella emozione..... ve la volevo comunicare

clafitzy ha detto...

Quanto io sia affezionata a questo film l'ho detto spesso in passato.
E' il film che ha acceso in me la passione per certe tematiche, il desiderio di saperne di più, la voglia di fare qualcosa ed è stata la storia di Livatino, assieme a quelle di Falcone e Borsellino che mi ha fatto appassionare al diritto e alla politica.

E' un vero peccato che questo film non goda della notorietà di cui hanno goduto le opere su Falcone e Borsellino, perchè pochi sanno quanti sacrifici abbia compiuto questo giovane e sfortunato giudice.
Purtroppo certe vicende hanno avuto maggiore risonanza rispetto a questa ma il film è un prezioso gioiello a cui guardo sempre con affetto e che ho sempre cercato di diffondere il più possibile.

Certi pezzi del film ancora oggi, dopo più di dieci anni di visioni ripetute, mi emozionano e commuovono come la prima volta.
Come quando, da piccina, rimasi in lacrime alla fine del film senza capire il perchè di tanta brutalità.

Magistrati coraggiosi ne abbiamo avuti tanti e tanti hanno pagato il loro coraggio con la vita, questi professionisti credo ci abbiano lasciato la più preziosa delle lezioni.
La passione per la giustizia, l'ideale di una società diversa, migliore, non sono irrealizzabili se ci si crede, se si vuole perseguirli, ma non bisogna mai smettere di farlo.
Certe voci non smettono di risuonare quando vengono spezzate ma, anzi, risuonano più forti.

Admin ha detto...

Cito dalla pagina

http://www.film.tv.it/opinioni.php/film/8369/il-giudice-ragazzino/

un commento abbastanza recente che trovo molto interessante, soprattutto perchè inserito da un giovane liceale:

Ancora una storia di mafia, una storia necessaria e che va raccontata perché poco ricordata. E' quella di Rosario Livatino, infelicemente -ma anche argutamente- apostrofato dall'ex capo dello stato dc Francesco Cossiga come "giudice ragazzino". Quel ragazzino stava, oltre che per la giovane età del magistrato, anche per lo sguardo che Livatino aveva sulla sua terra inquinata da Cosa Nostra. Lo sguardo di quelli che vogliono cambiare le cose ed annientare il potere malato che imperversa nella sua patria. E il film di Alessandro Di Robilant restituisce tutta la grandezza di Livatino, grazie ad una superba interpretazione di Giulio Scarpati e ad una sceneggiatura di ferro firmata, tra l'altro, dall'ottimo Ugo Pirro. Ineccepibile opera di denuncia, "Il giudice ragazzino" ha il grande pregio di rievocare le gesta del protagonista senza enfasi e con molta naturalezza e i fatti della vicenda scorrono con buona fluidità. Buone parti di contorno per l'ottimo Renato Carpentieri e Roberto Nobile. E' quindi un film importantissimo, dolente, appassionato e sottovalutato dai nostri contemporanei che, probabilmente, crescerà con il tempo. Come crescerà la memoria per tutte quelle vittime che si opponevano ad un sistema orribile e malato.

elena ha detto...

Grazie Eva per questa citazione! Ci insegna che, se i giovani sono stimolati, non sono "vuoti"...Non sono solo "veline" o "tronisti"...E quello che ha scritto Cla in cbox-il dibattito che lei, al liceo appunto, ha organizzato proprio partendo dalla visione del film - è proprio un esempio di quanto i giovani - ma non solo - siano così poco capiti...La televisione dovrebbe fare molto di più...E' un peccato che un film come questo non passi di più e non ho mai capito perchè...E' "scomodo"? beh...è la vita che è scomoda, inutile nasconderselo...Aprire gli occhi, invece, può essere un modo per tentare di "cambiarla" questa vita...magari non ci si riesce..ma almeno si può dire di averci provato....
Volevo aggiungere un'altra riflessione, questa volta non su "Il giudice ragazzino" ma su un altro film con la sceneggiatura di Ugo Pirro che io amo molto,"Il giardino dei Finzi Contini". Non ho letto il libro -si dice che spesso il film non sia quasi mai all'altezza del libro- ma ho trovato,e ogni volta che lo rivedo ho sempre questa piacevolissima impressione,che il film sia molto"scorrevole", privo di qualsiasi orpello inutile,con interpreti stupendi-Romolo Valli,Capolicchio,la Sanda,Helmut Berger...-e una regia (basta solo "pensare" che è De Sica...)stupenda.L'atmosfera quasi "rarefatta" di un angolo di Ferrara,che diventa solo "quel" giardino e sembra voler vivere in un'epoca "sua", lontana dal fascismo e dalle leggi razziali, che si scontra violentemente e improvvisamente, quasi con stupore, con la realtà che sta fuori da quel giardino, mi hanno sempre incantata...