domenica 20 gennaio 2008

IL GIUDICE RAGAZZINO

"Il magistrato deve, nel momento del decidere, dimettere ogni vanità e soprattutto ogni superbia; deve avvertire tutto il peso del potere affidato nelle sue mani…disposto e proteso a comprendere l’uomo che ha di fronte e a giudicarlo senza atteggiamento da superuomo, ma anzi con costruttiva contrizione" da Fede e Diritto, di Rosario Livatino.

Regia Alessandro Di Robilant Prodotto Maurizio Tedesco Musica Franco Piersanti Fotografia David Scott
Personaggi e interpreti(Rosario Livatino)
Giulio Scarpati, (Angela) Sabrina Ferilli, Leopoldo Trieste, Regina Bianchi, (Migliore) Renato Carpentieri, Giovanni Boncoddo, Ninni Bruschetta, Paolo De Vita, Roberto Nobile, Marcello Perracchio, Turi Scalia

E' la storia del giudice Rosario Livatino magistrato alla Procura di Canicattì alla fine degli anni '80. Dall'aspetto timido e all'apparenza remissivo non esita a far emettere mandati di comparizione per un gruppo di importanti imprenditori della Sicilia Orientale accusati di emettere fatture false allo scopo di riciclare denaro sporco proveniente dal traffico di droga. Pagherà con la vita la sua fermezza e verrà assassinato da due sicari rimasti fin'ora impuniti. Un film privo di enfasi, esente da qualsiasi retorica che evita i toni della denuncia ed esalta il senso etico di un oscuro magistrato. " E' a gente comune come lui che, afferma il regista, è affidato il compito di ricostruire un'etica in questo paese". Il film è tratto dall'omonimo libro di Nando Dalla Chiesa edito da Einaudi.

Di lui Scarpati dice:
"Livatino era un uomo forte e schivo, un magistrato che rifuggiva la notorietà, le telecamere, le foto. Un eroe per caso, o meglio, per forza, ucciso perchè voleva fare il suo dovere.Portarlo sullo schermo è stato un gesto dovuto da parte di chi, come me, vive nell'Italia di oggi ma ne sogna una diversa.".."L' incontro con il giudice Rosario Livatino è stato molto fortunato non solo come esperienza professionale ma come esperienza umana (...) Il difficile è stato non sbagliare e non andare sopra le righe, per non offendere nessuno(...)Ad oggi considero "Il giudice ragazzino" il mio impegno più riuscito e più impegnato, non solo per il suo valore civile, ma per quello che mi ha regalato: opinioni, figure che condivido e che non credo di aver tradito"....
“Pian piano sono entrato nella psicologia di Rosario, un individuo così fragile nella vita privata quanto invece determinato e capace sul piano professionale. Livatino era una persona sola, che lavorava in un ambiente circostante molto pesante. È più facile indagare su uno come Nitto Santapaola piuttosto che sul proprio vicino di casa!”

A proposito della scena finale del film aggiunge:

“So con certezza che lui aveva una vita spirituale molto intensa, un’interiorità molto forte. Sono convintissimo che lui parlasse a lungo con se stesso e avesse un dialogo costante anche con Dio. Il momento della morte credo che colga impreparato chiunque, ma sicuramente era una possibilità a cui lui aveva già pensato. Lo conferma anche
la scelta di rifiutare la scorta per non rischiare la vita di altri uomini


OTTIMA REGIA, OTTIMA INTERPRETAZIONE DI SCARPATI E UNA SCENEGGIATURA IMPECCABILE.
Ricordo solo qualche affermazione del compianto Ugo Perri:
....'SCENEGGIARE' è..non solo scalette, trovate e rovesciamenti,ma,soprattutto momenti intimi in cui l’incontro tra il proprio mondo interno, ovvero il dialogo che ognuno di noi conduce con se stesso e con la propria parte creativa, e il mondo esterno, vale a dire tutto ciò che i nostri occhi e le nostre orecchie inquadrano in un dato momento, conduce all’idea che avevamo chiuso nel cassetto, proprio lì, in mezzo a tanto altro materiale meraviglioso e scadente, vecchio e nuovo, antico e superfluo. Come il deposito di un rigattiere, come in un ideale magazzino dell’immaginario, si tratta di catturare fotografie mentali scattate chissà dove e chissà quando".

5 commenti:

elena ha detto...

Quello che mi sembrava giusto dire di questo splendido film, l'ho fatto nel post sotto...
Di più posso solo aggiungere che la televisione si dimentica troppo spesso di prodotti del genere... Se ne fanno molti altri che, magari, non hanno la valenza di questo, impedendo così alle nuove generazioni di conoscere certe figure che rischiano di rimanere solo nel ricordo di chi quel periodo lo ha vissuto anche solo come spettatore "distante" e che invece fanno parte pregnante della storia di questa nostra, a volte, troppo "bacchettata" Italia....

Anonimo ha detto...

E a proposito del fatto che film come questo non vengono mandati in onda...

....voi che ne pensate del fatto che invece di questi tempi si continuano a fare fiction sulle figure negative della Mafia?

Siete d'accordo che spingono a mitizzare i vari Provenzano e Riina di cui si parla....oppure possono aiutare a prenderne le distanze?

Io non condivido queste scelte...preferisco che si raccontino le migliaia di storie di giudici che hanno combattuto per un Paese migliore e libero dalla piaga della Mafia...e di cui spesso nn si sa nulla e non si parla....Livatino in primis...

se sono o.t. eva perdonami! :D

elena ha detto...

Io non sono assolutamente convinta che "mettere ancora più in luce" le figure che la Mafia ha creato serva a combatterla... anzi... E qui è meglio che mi fermi....

Anonimo ha detto...

....e ha pure vinto il telegatto una di queste fiction....
bah...continuo a non capire e a non condividere!

Unknown ha detto...

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