sabato 2 giugno 2007

INTERVISTA DELLO SCORSO MAGGIO...MA CHE LA DICE TUTTA DELLE ASPETTATIVE E DELLA "FIDUCIA"...


QUESTA INTERVISTA RISALE AL MESE SCORSO E MOSTRA, CON POCHE BATTUTE, LO SCARPATI CHE TUTTI CONOSCIAMO ED APPREZZIAMO, NONCHE' LA LEGITTIMA E GIUSTA FIDUCIA CHE RIPONEVA NEL SUO PRODOTTO E...AHIME'...IN CHI AVREBBE DOVUTO DARGLI MAGGIORE "VISIBILITA'".

e poi...c'è quel Giulio 'privato e discreto' che lo fa sentire vicino a tutti noi.



Edizione: 19/05/2007 testata: Giornale di Brescia sezione:SPETTACOLI


L’attore Giulio Scarpati è il protagonista lunedì e martedì su Canale 5 della fiction sulla vita del fondatore della Caritas
«Vesto la tonaca per parlare di carità»
«Il mio don Di Liegro, un caterpillar dalla parte degli ultimi contro tutte le convenzioni»


Giulio Scarpati è don Luigi Di Liegro, fondatore della Caritas
Emanuela CastelliniROMA«Non si può amare a distanza restando fuori dalla mischia, senza sporcarsi le mani. Ma soprattutto non si può amare senza condividere».
In questo pensiero di Don Luigi Di Liegro, fondatore della Caritas diocesana di Roma, morto per arresto cardiaco nel ’97, c’è il senso di una vita dedicata agli ultimi, vissuta in difesa della dignità dei bisognosi. Adesso la sua vita viene raccontata nella mini serie «L’uomo della carità - Don Luigi Di Liegro», in onda su Canale 5 lunedì e martedì in prima serata. A interpretarlo un convincente Giulio Scarpati che, nella fiction, ringiovanisce e invecchia con lui.
«Ho sentito molto il peso di questo ruolo. Mi ha coinvolto profondamente, molto di più di quanto mi è accaduto in passato con Rosario Livatino, "Il giudice ragazzino" ucciso dalla mafia. Monsignor Di Liegro era davvero una persona speciale, un grande trascinatore che ha capito e cercato di affrontare in anticipo problemi come l’immigrazione e l’integrazione razziale nel nostro Paese. Si è occupato di barboni e dei tossicodipendenti. Ha sfidato i benpensanti costruendo un centro per malati terminali di Aids nel borghesissimo quartiere romano dei Parioli. Il suo principio guida è sempre stato quello di dare dignità, attraverso la giustizia sociale e la carità, non certo con l’elemosina. Ecco perché don Di Liegro si preoccupava che la mensa dell’ostello fosse di buona qualità».

Come si è preparato?

«Ho letto molto su di lui. Ho fatto anche una mia ricerca personale. Sono stato alla Caritas e ho parlato con chi lo ha conosciuto e che non lo ha più dimenticato. Sento, anche nei loro confronti, una grande responsabilità, e sarei felice se soltanto un decimo di quello che è stato Di Liegro potesse trasparire dal film-tv».

Cosa ha scoperto di monsignor Di Liegro?

«Che non era solo un uomo di fede ma un uomo di azione, capace di muoversi nei complessi meccanismi della comunicazione, della burocrazia e della politica. Non un prete-contro, ma un sacerdote che sapeva da che parte stare: dalla parte degli ultimi. Dialogava con tutti, senza preclusioni».

C’è il rischio di farne un "santino"?

«No. Ci siamo attenuti alla realtà dei fatti, senza pietismi. Se individuava un obiettivo, don Di Liegro andava avanti come un caterpillar, a volte anche a discapito di chi lavorava con lui».

Dopo aver girato il film "Appuntamento a ora insolita" di Ricky Tognazzi, e portato in tournée "Una storia d’amore", sulle lettere tra Cecov e Olga Knipper, cosa sta facendo?

«Ho ripreso le lezioni di "Percorsi d’attore", nella scuola di recitazione che ho aperto con mia moglie (la regista Nora Venturini, ndr). A settembre sarò sul set di un giallo psicologico con il regista Claudio Camarca, e sto valutando una miniserie tv».

Ma lei lavora sempre?

Sorride: «Il mio hobby è il lavoro, che in sé ha già un aspetto ludico. Faccio scorpacciate di teatro e cinema, poi qualche partita a tennis, un abbonamento poco usato in palestra, la spesa, i colloqui con i professori. Cerco di tenere i miei figli lontani dalla curiosità generale. Io ho scelto di stare sotto i riflettori, non loro»

Si ricorda i suoi primi applausi?

«Avevo 13 anni e una vicina di casa argentina che faceva l’attrice mi fece partecipare a uno spettacolo. Vennero tutti i miei compagni di scuola. Alla fine si sono messi ad applaudire ed io, dal palco, facevo segno che no, non si dovevano disturbare così tanto... Poi mi hanno spiegato che gli applausi sono fondamentali nella vita di un attore, ma allora non lo sapevo...».

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ecco, molto probabilmente, anzi di sicuro, è anche per questo che Giulio non è preso "sul serio"... perchè non riescono a vederlo nei "salotti" o in talk show "urlanti", o fotografato in compagnia di chissacchì ... se non di un paio di pesantissime borse della spesa... PER QUESTO MI PIACE, GIULIO... Perchè non gli importano i salotti e gli "pesa" andare ( e lo fa,se strettamente necessario, col sorriso sulle labbra, anche se un po' gli costa..)a "pubblicizzarsi" in trasmissioni dove c'è solo gente che litiga o con chi vuole trovare a qualsiasi costo qualche scoop nella sua vita.. Io trovo che lo scoop più bello sia proprio quello di sapere che, in mezzo a tutto , PRIMA DI OGNI ALTRA COSA, viene il colloquio con i professori dei suoi figli.... Non è da tutti... MA DA GIULIO .... SI'....

semplicemente io ha detto...

A me sembra un uomo che sta coi piedi per terra e non uno che siccome fa l'attore si è montato la testa, mi da l'impressione del ragazzo della porta accanto, semplice e alla mano.
Lo immagino nella vita reale, come il LELE di un medico in famiglia ^__^

Anonimo ha detto...

Ciao,
io ammiro Scarpati dai tempi di Un medico in famiglia, oltre che per la bravura, anche per la sua discrezione, il suo stare lontano dai pettegolezzi e dai bla bla dei "giornalisti". La fiction su Don Di Liegro l'ho vista e credo sia stata una delle cose migliori viste in tv quest'anno. Bravo Giulio e non cambiare mai!