martedì 22 gennaio 2013

Recensione "Oscura immensità" da E-zine


 Recensione dal sito  E-zine   http://www.e-zine.it/notizie/oscura-immensita-la-nuova-sfida-di-giulio-scarpati-con-se-stesso/

di Elena Saccomani


“Oscura immensità”: la nuova “sfida” di Giulio Scarpati con se stesso.

“Egregio Signor Contin …” … “egregio”, “signore” … nulla è più stridente di quelle parole nello spazio grigio, fumoso, buio che appare allo spettatore fin dal primo istante di “Oscura immensità”, la pièce diretta da Alessandro Gassmann e tratta dal noir di Massimo Carlotto “L’Oscura immensità della morte”, da novembre in tournée.

Non c’è colore, non può esserci nemmeno nelle proiezioni che accompagnano la narrazione di questo dramma interiore, ugualmente straziante, dei due protagonisti se non il rosso che è fuoco distruttivo, sangue “riparatore”, medicina che non cura né il corpo né l’animo.

Silvano Contin – Giulio Scarpati e Raffaello Beggiato – Claudio Casadio sono le diverse facce di due comunque “vinti”, di due dolori insolubili di un dramma che si consuma in 80 minuti, fatti di un presente solo apparentemente piatto e uguale a se stesso, nato da quel passato che unisce indissolubilmente i due protagonisti che, mano a mano che il dramma si compie, si trasformano scambiandosi i ruoli. Anche la scena è grigia, senza colore: grigia la cella di Beggiato, l’angolo di casa, perfino la libertà conquistata per un attimo; grigia la cucina nella quale Contin passa le proprie giornate e che si “modifica” solo al culmine del dramma con due punti di colore, il cappello di paglia e le scarpe, rosse anch’esse, muti interlocutori della sua follia.

Il “regolare” Contin – Scarpati, annichilito dalla tragedia che lo ha privato 15 anni prima della moglie Clara e del figlioletto uccisi in una rapina dall’ ergastolano Beggiato – Casadio che chiede il suo perdono per ottenere la grazia e finire i propri giorni minati dal cancro da uomo libero, sono le due facce di una domanda che non vuole dare una risposta, ma che lascia il dubbio su cosa o chi sia il giusto, su chi sia il buono e chi il malvagio, su chi sia da giudicare e chi ne debba essere il giudice.

Asciutto, secco, veloce, duro il racconto di questa metamorfosi dove convivono la “vittima” che cova sotto la cenere della disperazione la sua sete di vendetta come unico possibile giudice col diritto di emettere la sentenza finale e il “colpevole” che non ha, non può, non deve avere nessuna possibilità di riscatto per il delitto commesso. Non c’è, non può esserci nessuna luce in questo dramma ma solo il buio perché il lamento straziante di Clara – “E’ tutto buio Silvano non vedo nulla. E’ tutto buio. Aiutami” – che ossessiona la mente di Contin da 15 anni e ne domina la sua squallida esistenza, è lo stesso buio nel quale vive Beggiato, “corroso” dal rimorso di quell’omicidio e illuso per un attimo di poter ritrovare uno spiraglio di luce.

Scarpati plasma dentro di sé, sapientemente e con intensità sempre crescente, man mano che il dramma si compie, Silvano Contin e la sua ossessione che lo porteranno a quella apparente quiete finale, figlia della disperazione e della follia.

Non nuovo Scarpati a “sfide impossibili”  – il “sans papier” nel dramma di Koltes “La notte poco prima della foresta” o l’ uxoricida che fa a pezzi la moglie del corto “Ciao Amore” – vinte con mestiere e passione, che lascia allo spettatore, insieme ad un perfetto Casadio, il dubbio che la realtà non sia sempre quello che appare, sulla scena così come nella vita.



Al link del Blog Ufficiale di Giulio Scarpati le date di quest’ultima parte della stagione:

http://www.arteteatro-eva.blogspot.it/



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