lunedì 21 gennaio 2013

"Oscura immensità": parla il pubblico

Con piacere inserisco questo post di un blog reperito per caso dove uno spettatore scrive il suo 'punto di vista' sullo spettacolo di Giulio Scarpati e Claudio Casadio. E' bello poter 'assaggiare' le reazioni della gente che ha assistito alla pièce, accanto alle recensioni 'ufficiali'.


il tempo di impazzire

una stupenda canzone della Vanoni terminava con le parole: “Sai che c’è un intesa tra di noi, quella di non giudicare mai…”
Mi è tornata in mente dopo aver assistito allo spettacolo teatrale che va in scena in questi giorni al teatro dell’Elfo, a Milano: “Oscura Immensità”.
Oscura immensità
Lo spettatore viene coinvolto negli stati emotivi dei due personaggi che calcano il palcoscenico, prendendo decisamente le parti per uno dei due.
Vittima e carnefice si affrontano facendo sì che la bilancia (del giudizio, della simpatia, della compassione) penda sempre più a favore della “vittima”.
La sentenza è definitiva: il carnefice deve pagare per quello che ha fatto.
L’ottima interpretazione di Giulio Scarpati (famoso per le frequentazioni di un serial televisivo) e di Claudio Casadio (forse meno noto, ma altrettanto bravo) e la particolare regia di Alessandro Gassman (una regia che mi piace definire “olografica”) danno vita alla storia tratta dall’omonimo romanzo di Massimo Carlotto.
Il coup de theatre che arriva verso la fine stravolge completamente la storia: sul banco dell’accusa sale il pubblico, colpevole di aver emesso una sentenza che, alla luce dei fatti, si rivela quantomeno affrettata.
La verità ferisce a fondo, bene e male si mescolano e l’unica certezza è il dubbio.
Forse, tutte le volte che giudichiamo, dovremmo almeno evitare di crogiolarci nelle nostre certezze: la realtà può modificarsi sotto i nostri occhi, ed una nuova verità può rinascere, come l’araba fenice, dalle ceneri.
Da vedere, soprattutto per chi ama la ricerca (anche interiore) e sceglie sempre di non lasciarsi condizionare dai pre-giudizi.
E, soprattutto, per chi non teme la morte.
Se vi piacciono le storie a lieto fine, le soap-opera o i cine-panettoni natalizi, lasciate perdere: non fa per voi!
Paolo Federici


http://lanavedeisogni.wordpress.com/2013/01/18/il-tempo-di-impazzire/

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