domenica 11 marzo 2012

"La casa bruciata" su Rai Uno




Il giovane Toni lascia la famiglia e la fidanzata per farsi sacerdote ed andare in una missione in Brasile. Qui trova una realtà drammatica: nonostante esista una riforma agraria che assegna le terre ai contadini, i latifondisti si rifiutano di consegnarle, minacciando la gente. La famiglia Barbosa, che prende possesso della loro terra viene sterminata dai poliziotti corrotti al soldo di un grande proprietario. Unico superstite è un bambino, Sandino, che Toni protegge mandandolo in una missione lontana, sapendo che se il piccolo testimoniasse al processo, rischierebbe la vita. Gli imputati vengono assolti, padre Toni, considerato scomodo, sarà attirato in un agguato e ucciso.

"LA CASA BRUCIATA" -Domenica notte, alle 3,26 su RAI UNO sarà trasmesso questo interessantissimo film interpretato da Giulio Scarpati (Padre Toni).

Il film si ispira alla vera storia di padre Ezechiele Ramin, (Lele), un giovane missionario padovano, che aveva preso le difese degli Indios e dei contadini minacciati e cacciati dalle loro terre. Era il 24 luglio 1985 e mentre tornava da una ricca fazenda, dove si era recato per dissuadere i contadini dall’impugnare le armi, veniva assassinato dai pistoleiros, mandati dai latifondisti.


qui LA COLONNA SONORA DEL FILM DI ENNIO MORRICONE


1 commento:

elena ha detto...

Ora ho capito cosa era quella "luce" nello sguardo di quella signora che con così tanta maestria e cura aveva confezionato il regalo che noi "Evite" avevamo "architettato" per l'incontro con il nostro Titolare, quando era venuta a sapere a chi fosse destinato.
Era un "GRAZIE" che proveniva dal profondo del cuore nel ricordo di "Lele" Ramin, il fratello del marito, che tanti anni prima aveva lasciato la propria vita nel lontano Brasile in nome dell'amore e della giustizia verso i più dimenticati. E il "grazie" era per colui che, portando sul piccolo schermo la figura di padre Toni,il protagonista de "La casa bruciata", aveva, in un certo modo, "raccontato" quella vita e quella morte con intensità, profondità e "amore" per quello che non era più "un" personaggio di una fiction, ma lui stesso.
Ci chiediamo perchè certi "lavori" di qualità - altrettanto intensa la colonna sonora di un maestro quale Ennio Morricone - non vengano riproposti se non più spesso, almeno non in orari a dir poco proibitivi. E' come se ci fosse la "paura" dei "numeri" e dello "share" che ormai sembrano essere le uniche cose che abbiano importanza.
Questa struggente e così reale fiction meritava un "passaggio" in un orario nel quale tutti potessero condividere quelle sensazioni e quell'umanità che qualche anno prima erano state "infuse" in Rosario Livatino, altrettanto "martire", anche per rispetto verso chi vive ancora nel ricordo di padre Lele sapendo che il suo "sacrificio" non viene dimenticato.