sabato 30 agosto 2008

ARTICOLI:Giulio e il suo ritorno in MIF

Da ‘IL MATTINO’
30/08/2008
Stefania Marotti
Lele Martini torna sulla scena, stavolta per cercare di scoprire se stesso, il proprio destino. Giulio Scarpati (nella foto sotto), protagonista della fortunata fiction «Un medico in famiglia» torna a interpretare il ruolo che ne sancì la popolarità. Lo fa nella sesta edizione e, con tutta probabilità, l’ultima. «A dieci anni dal debutto - ha rivelato Scarpati l’altra sera ad Avellino, dove ha ricevuto il premio «Notti di Cinema» - sono curioso di verificare come è cambiato il mio personaggio, ma anche com’è cambiata la mia sensibilità di uomo, vedovo, con un padre e dei figli. A convincermi a rientrare è stata la riflessione sul messaggio della serie televisiva, che è uno spaccato della realtà incasinata di tante famiglie italiane». A fine novembre, Scarpati tornerà a girare ignorando ancora, però, la vicenda che Lele vivrà sul set. «Sul serio non so che cosa succederà. Quel che è certo - ha svelato l’attore - è che tornerò dall’Australia, dove nel frattempo Lele ha realizzato delle cose, per fare sempre il medico».
Eclettico, Giulio Scarpati passa dalla tv al teatro e al cinema con estrema facilità. «L’importante è reinterpretare la realtà - ha commentato - calandosi profondamente nel personaggio e nell’ambiente in cui vive. Mi trovo più a mio agio nel raccontare vicende forti - continua - come la storia di Don Zeno, o Rosario Livatino, “il giudice ragazzino”, perché sono figure con un carisma, una personalità decisa. Spesso sia la televisione che il cinema, invece, propongono copioni esili, fragili e questo può giocare un brutto scherzo anche all’attore più consumato». Intanto Scarpati si gode una popolarità legata soprattutto al personaggio televisivo in camice bianco. Ma nella sua carriera ha molto peso anche il teatro. A dirigerlo nello spettacolo «Troppo buono» sarà sua moglie, Nora Venturini. «Così non avrò tranquillità, né in casa né sul lavoro», ha osservato, ridendoci
su.

da ‘IL GIORNALE’

28 ago 2008
Monica Piccini
«Quel medico è stata una prigione ma ora ci torno»

Giulio Scarpati, attore romano 52enne, riprende dopo dieci anni da dove aveva lasciato. Dalla fiction di Raiuno Un medico in famiglia che nel 1998 gli ha regalato una notorietà fuori dal comune: le persone lo fermavano per strada per sottoporgli acchiacchi e dolori. In questi anni ha cercato (invano?) di far dimenticare Lele Martini, scegliendo ruoli sfaccettati, perché «se nel mestiere di attore, come nella vita, non ci si mette continuamente in gioco si rischia di diventare la maschera di se stessi». Che cosa l’ha convinto a tornare in Un medico in famiglia 6?
«Il coro unanime di persone che dovunque andassi mi chiedevano di Lele Martini. E il fatto che il produttore Bixio mi ha prefigurato, per così dire, la conclusione della serie».
Non le piacciono le serie lunghe?
«No, è che nel tempo la fiction ha perso specificità. All’inizio, pur utilizzando un format spagnolo, Un medico in famiglia era un prodotto innovativo: un padre vedovo alle prese con i figli senza una figura femminile, ma anzi con il nonno».
Come si conclude l’avventura del dottor Martini, di ritorno dall’Australia?
«In realtà in mia assenza (a parte un’apparizione nella quarta serie, Scarpati era uscito di scena all’inizio della terza serie, ndr) gli autori mi hanno fatto fare una serie di cose, come costruire ospedali e occuparmi di malattie causate da fattori ambientali in Francia. Non so molto circa il mio futuro, anche perché gli sceneggiatori si sono messi al lavoro adesso e le riprese cominceranno a novembre».
È vero che decise di lasciare la serie una volta che a Carnevale un bambino indicandola esclamò: «Guarda la maschera di Lele Martini»?
«È una battuta, anche se accadde realmente. Dopo anni di teatro e cinema (diretto da Scola, Giordana, Piccioni, ndr) rischiavo di rimanere intrappolato in quel ruolo. Tanto più che se un personaggio è così popolare è difficile che ti offrano parti che tocchino altre corde».
Per questo subito dopo scelse un personaggio forte come il carabiniere che incastrò il serial killer Donato Bilancia?
«Quello del capitano Riccardi nel film L’ultima pallottola di Michele Soavi non è stato l’unico antidoto al medico affettuoso. In quel periodo portai in teatro un monologo di Koltes, vietato ai minori sulla storia un ragazzo di strada. Inoltre sempre in quel periodo mi sono cimentato in qualcosa di completamente nuovo: cantare. Nel ruolo che fu di Johnny Dorelli in Aggiungi un posto a tavola ».
Ed è cominciata la serie dei preti...
«Sì, ma non tutti del genere santino. Anzi. E mi riferisco a monsignor Luigi Di Liegro il ruvido direttore della Caritas di Roma. Spesso nelle discussioni con Mediaset (su cui il tv movie è andato in onda, ndr) c’era quest’idea che certe asprezze non piacciano al pubblico. Se così fosse Dr. House non avrebbe tanta fortuna».
Cosa pensa della polemica per cui le serie mediche in tv oggi abbiano scarso riferimento alla realtà?
«È difficile mettere insieme ritmo e veridicità. Mica si possono far vedere le lunghe code per ottenere un’impegnativa. Anche se qualunque categoria può legittimamente dire la sua. Anzi, penso che un dibattito sul tema può essere utile anche a chi scrive le sceneggiature sul genere. Inoltre per quanto Lele Martini, come medico della Asl, è molto più vicino alla realtà dei dottori di E.R., a me alcune serie straniere piacciono molto per l’originalità e il coraggio di certe scelte».
A quali sta pensando?
«Ai Soprano e alla saga dei becchini Six feet under. Negli ultimi anni sono state più innovative di molto cinema italiano che finalmente sta stornando a osare con film come Gomorra e Il divo ».
Ma intanto tra la sua ultima fiction, in cui ha impersonato don Zeno e le nuove riprese di Un medico in famiglia, lei continua a scegliere ruoli da buono.
«Non solo, a novembre porterò in teatro a Pistoia un mio spettacolo, sceneggiato da mia moglie Nora Venturini. Monologhi sui rischi che si corrono a essere buoni. Primo fra tutti quello di non essere considerato un bravo attore, ché per quello devi essere cattivo e dannato».

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