giovedì 11 ottobre 2007

STRALCI DA “LA GAZZETTA DI MODENA” E DA "IL RESTO DEL CARLINO"

DA LEGGERE!!
Per un giorno don Zeno Saltini è tornato nelle sue terre, anche se solo per le riprese di uno sceneggiato per la tv. In un sole ottobrino, la troupe e gli attori hanno occupato pacificamente un pezzo di piazza Roma con i loro mezzi e il seguito di specialisti, trasformando Modena in una piccola Cinecittà. Alcune delle scene più importanti sulla vita dell’apostolo di Nomadelfia vengono ambientate in Accademia, tra le antiche sale e la biblioteca del palazzo ducale che fu la reggia degli Estensi. A breve la vita e le opere del ‘prete ribelle’ saranno conosciute dal grande pubblico della televisione, che potrà conoscere l’attività del prete della Bassa, impegnato a far vivere il Vangelo in mezzo ai rastrellamenti di civili, ai vagoni piombati verso i campi di concentramento.
I problemi più grossi nacquero dopo. Lui, che aveva il torto di aiutare gli orfani di guerra inventando un’assistenza sociale basata sugli affetti e lo studio, non solo sul vitto e l’alloggio. La scommessa del regista Gianluigi Calderone e del protagonista Giulio Scarpati sarà quello di rendere credibile una vicenda umana senza pari. «Il vero motore della storia spiegano gli autori, ovvero Giuseppe e Nicola Badalucco assieme a Franca De Angelis - e il carisma di don Zeno, insieme all’importanza attribuita alla comunicazione: dal 1945 iniziò a filmare tutto quello che faceva e per raccogliere fondi insegnò ai suoi ragazzi a cantare e a ballare".

L'INTERVISTA A GIULIO
E’ UN VERO piacere scambiare qualche battuta con Giulio Scarpati su Don Zeno Saltini, il grande sacerdote che il 51enne attore romano interpreta nel film per la tv. Lo incontriamo in una pausa delle riprese al primo piano del Palazzo Ducale.
Cosa l’ha colpita in particolar modo della figura di Don Zeno?
«La sua utopia, la rincorsa di un’utopia. E’ un elemento che può ritornare utile oggi come riflessione: noi abbiamo totalmente dimenticato il bene dell’utopia. Abbiamo sempre tacciato di utopismo tutti quelli che avevano dei sogni, e pensato che invece il realismo cinico di questi tempi che viviamo sia quello da prendere in considerazione. Invece secondo me una riflessione su queste utopie, sul bisogno di avere una comunità dove il danaro non conta nulla, dove la proprietà non esiste, dove ciascuno si guarda negli occhi, è fondamentale».
Non dev’essere stato un lavoro facile…
«La comunità di Nomadelfia ci ha aiutato tantissimo. Sarebbe riduttivo dire che erano semplici figuranti, o comparse: erano delle masse partecipanti, ed è stato motivo di grande soddisfazione, vedere il loro entusiasmo che riuscivano a trasferire anche a me».
Che ricordi ha dei giorni trascorsi qui in Emilia?
«Tra San Biagio, San Giacomo Roncole, San Felice, Carpi, Mirandola c’è stata questa continua processione di persone che venivano a trovarci, e spesso portavano anche vino e prodotti locali straordinari. Questo aspetto popolare di comunicazione mi ha fatto molto piacere. Sono state innumerevoli le occasioni di incontro con le persone, e sono molto contento perché in questa dimensione così piccola, così raccolta i rapporti umani si dimostrano più importanti, meno relativi».
Lei è un attore molto popolare, soprattutto per i suoi ruoli televisivi…
«Questo è stato vissuto con grande semplicità e grande affetto, e questo mi ha fatto molto piacere perché è stato un bel modo per confrontarmi con le persone».
Dunque, un’esperienza positiva, sia umana che professionale?
«Sicuramente, un’esperienza importante, un personaggio importante: il fatto di dovere raccontare questo ‘sangue emiliano’, questo aspetto della figura di Don Zeno più sanguigno, più contadino, più legato alla terra, è stato una grande scommessa per me. Per un attore è importante diversificare i personaggi che interpreta».

1 commento:

elena ha detto...

Eh sì... Giulio è sempre Giulio... Ci metto la mano sul fuoco che, ANCHE QUESTA VOLTA, ci farà meditare, riflettere e commuovere....