martedì 26 giugno 2007

CI SONO INTERVISTE E...INTERVISTE....giudizi e...giudizi...


Ora...per non polemizzare più su diversi fatti 'incresciosi' che riguardano ospitate, interviste, spostamenti di puntate e via dicendo che mi hanno fatto innervosire NON POCO.....

...VI POSTO IL LINK DI UNA BELLA INTERVISTA FATTA A GIULIO NEL 2004...MA, NEI CONTENUTI, VALIDA ANCORA OGGI.

DAL PROGRAMMA "A SCHIENA DRITTA" tratto da NESSUNO.TV

http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Downloads&d_op=getit&lid=1552&ext=_big.wmv


ED ANCORA...DATO CHE HO AVUTO L'ONORE DI INTERVISTARE UNO DEI MIGLIORI CRITICI CINEMATOGRAFICI, ROBERTO SILVESTRI, (a qualcuno un..tantino 'scomodo' per le sue idee innovative!) devo inserire quest'articolo scritto da Silvestri in occasione della XXIV EDIZIONE DEL SULMONA FILM FESTIVAL DOVE SCARPATI E' STATO PRESIDENTE DI GIURIA....
LEGGERE, PER FAVORE...e considerare che i due si conoscono appena....
da uno stralcio ho preso lo spunto per un articolo che si può visionare tra i post precedenti e che porta lo stesso titolo (VOLUTAMENTE..!)

Giulio Scarpati l’anti divo

Non si spiegherebbe il successo del suo personaggio più amato, Lele Martini, il vedovo con tre figli a carico (che più buono e più imbranato non si può) di ‘Un medico in famiglia’, tante serie tv a partire dal 1999 e record assoluto di ascolti Rai, senza un duro lavoro teatrale alle spalle fatto di sfide impossibili: musical e Koltes, Aldo Trionfo e Castri, Vitez e De Bosio, Fantoni e Scaparro, Elsa de Giorgi e Strehler (che nell’89 lo premia come migliore attore emergente)… passando da ‘Ifigenia in Tauride’ a ‘L’idiota’, da ‘Candelaio’ a ‘Lorenzaccio’ e a ‘La notte poco prima della foresta’… Senza una messa in gioco totale di sé e una frequentazione delle proprie ‘zone d’ombra’. Tirar fuori, dalle cantine e dagli Stabili, cromatismi e tonalismi, anche segreti e inquietanti, usare tutte le tinte interiori che solo un attore di razza riesce a trasmettere, con il corpo e la voce, agli spettatori, permette il garbo e la naturalezza di una ‘maschera’ duttile, immediatamente, anche mostruosamente (ha lavorato con Michele Soavi…), comunicativa. Giulio Scarpati, romano e romanista, fantasioso come un napoletano (il nonno) e preciso come uno svizzero anche nella polemica politica (la mamma, insegnante e ambientalista), ricorda paradossalmente, anche per i suoi ruoli (e non solo per quelli più celebri, televisivi) dai complessi chiaroscuri, di svagato intelligente, bravo ragazzo, eroico sacerdote (è Don Luigi Di Liegro, fondatore della Caritas, nel suo ultimo film, ‘L’uomo della carità’ di Alessandro Di Robilant), giudice incorruttibile, anima bella delle lotte sociali o cineasta antinazista, un collega americano. Con Joel McCrea, grande attore ‘anti divo’ della Hollywood anti ’40, divide: tecnica raffinata, gentilezza d’animo naturale (“secondo me sono un lunatico, ma per mia moglie un rompiballe” si definì però in un’intervista), l’hobby dell’autopromozione zero, l’amore per le sfide professionali continue, un grande rispetto per un lavoro che è collettivo o non è. E poi non un flirt, mai un pettegolezzo… Come nella relazione eterna e perfetta di McCrea con la l’attrice Frances Dee, la complicità sentimentale e professionale di Scarpati con la moglie, la regista Nora Venturini, con la quale dirige a Roma, la scuola di recitazione Esperienze, è totale. Eppure Giulio Scarpati, quando era piccolo, detestava al cinema Cary Grant e Rita Hayworth, e adorava gli indiani. E, se divideva il mondo in buoni e cattivi, stava sempre dalla parte degli ultimi. Il suo segreto? Forse diffondere, come faceva a inizio carriera con la sua cooperativa Gruppo Teatrale G. un repertorio classico interpretato in modo sperimentale, portando nei carceri e negli ospedali i grandi classici. Se i suoi ruoli cinematografici sono sempre stati ‘inattuali’ (“è anche un bene non essere apprezzati dai contemporanei”) perché gettarsi in operazioni commercialmente penalizzanti è stato negli ultimi decenni l’unico modo per non perdere la dignità, ha comunque inanellato parti e trionfi critici non indifferenti: ‘Il lungo inverno’ di Ivo Bernabò Micheli (‘84); ‘Roma, Paris, Barcellona’ di Paolo Grassini e Italo Spinelli (Premio Sacher) e ‘Chiedi la luna’ di Giuseppe Piccioni (‘89); ‘La riffa’ di F. Laudadio (‘91) ‘Tutti gli uomini di Sara’ di G.P. Tescari (‘91), ‘Gangsters’ di M. Guglielmi (‘92); ‘Mario, Maria e Mario’ di Ettore Scola e ‘80 mq’, episodio ‘Ciao amore’ di Luca D’Ascanio (1993) con cui vince l’Ovidio d’argento a Sulmonacinema; ‘Il giudice ragazzino’ di A. Di Robilant (‘94), in cui ha interpretato il ruolo del magistrato Rosario Livatino, assassinato dalla mafia nel ‘91, che gli valse l’Efebo d’oro e il David di Donatello; ‘L’estate di Bobby Charlton’ di M. Guglielmi e ‘Pasolini, un delitto italiano’ di M.T. Giordana (’95), Italiani di M.Ponzi (’96), ‘Cuori al verde’ di G.Piccioni (’96), ‘Figurine’ di G.Robbiano (’97) e l’ultimo, ‘A luci spente’ (2004) di M. Ponzi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

QUESTO SILVESTRI HA CAPITO TUTTO DI GIULIO!!!!!
LO HA 'DIPINTO' COME E' VERAMENTE...SERIO, DISCRETO,PROFESSIONISTA E LIMPIDO.
IO...ANCHE SE NON LO CONOSCO, LO VEDO COSI' E SECONDO ME NON TIENE NEPPURE UN DIFETTO O FORSE CE L'HA..MA PICCOLISSIMO. CHE DITE?