venerdì 29 giugno 2007

Aspettando "APPUNTAMENTO A ORA INSOLITA"

Da ricerche fatte, il film dovrebbe essere pronto dalla metà di giugno...


Per ora posto qui un articolo e una foto.

Da "Il Corriere della sera" Spettacoli del 4/01/2007
IL GRANDE FREDDO ALL'ITALIANA.

Ideali del '68 in svendita con Tognazzi e Scarpati
di Giuseppina Manin


TORINO - Metti una sera a cena i soliti amici. Tre coppie, tre uomini di mezza età con le rispettive compagne, che si ritrovano, come d'abitudine, che si conoscono come le proprie tasche. Forse si vogliono anche un po' bene, forse si sopportano solo... A rassicurarli c'è il gusto degli altri, così simile al proprio, così sconvenientemente pronto a spettegolare, a sferrare sorridendo qualche coltellata. Killeraggi a buon mercato, quando tutti sanno tutto degli altri, segreti e bugie compresi. E un segreto "uno bello forte", come annuncia baldanzoso uno dei commensali, dà il via ad una serata davvero particolare. Dove, tra antipasto e dessert, le forchette infilzano domande e risposte inattese e iopportune. E alla fine qualcuno riuscirà persino a dire la "verità. Inizia così "Appuntamento a ora insolita", storia d'amori e disamori, illusioni e disillusioni di una generazione che pensava di cambiare il mondo e invece si ritrova, con i primi capelli bianchi, sconfitta e delusa.
Sulla scia di titoli di culto, da Il grande freddo a Le invasioni barbariche, Stefano Coletta, direttore della fotografia di autori quali Taviani, Ferreri, Monicelli, Benigni, qui al suo esordio da regista, raccoglie sul set a Torino, con il sostegno della produttrice Donatella Palermo e della Film Commision Piemonte, un cast di attori bravi e sensibili: da Antonio Catania a Maddalena crippa, da Giulio Scarpati a Ricky Tognazzi a Beppe Fiorello. Tutti alle prese con i conflitti e le angosce di chi, trent'anni prima era partito barricadero e oggi si ritrova arenato nella palude di uno stanco conformismo "di tendenza". "L'edificio qui davanti è un po' il sunto della nostra storia" suggerisce Coletta, entrando nel suggestivo e delabre cortile di palazzo Coardi Carpaneto, che fa da sfondo all'elegante piazza Carlina. "Questa era "la casa di Gramsci", vi soggiornò tra il 1911 e il 1921, In una di quelle stanze operò la redazione di Ordine Nuovo. E adesso quell'"ostello" del socialismo, quella fucina di ideali, sta per venir trasformato in un albergo di super lusso. Una cinica, emblematica, svendita della memoria e della storia. Un po' quello che succede al nostro gruppo di amici. Che, buttato alle ortiche l'antico coraggio di sognare e progettare utopie, si ritrovano adagiati nell' acquiescenza al potere, o pronti a darsi gomitate nella corsa al denaro e al successo. Ogni tanto i ricordi di quell'età dell'innocenza riaffiorano, proprio come le parole di Gramsci dentro queste mura abbandonate. Ma solo un attimo,e poi svaniscno". Un film sulla crisi di una generazione? Meglio, suggerisce il regista, "Sulle trappole della vita, sul tempo perduto e mai più ritrovato, su ciò che poteva essere e non è stato, sulla visione del mondo sbiadita in una miopia egoista, incapace di andare oltre l'attimo fuggente. Agli studenti che nel '68 sfilavano a Parigi, Ionesco gridò: "Voi sarete i servi del potere di domani".
Una profezia avverata". I capelli bianchi tagliati a spazzola, il sorriso ironico da ragazzo, ricky Tognazzi racconta Marco, il suo personaggio: "Un avvocato affermato, forse il più schizzato del gruppo ma anche il più consapevole. Sa di avere fatto parte di quella "generazione fortunata" che tanto aveva promesso e che tanto ha tradito e deluso".
Aggiunge Maddalena Crippa: "Laura, la moglie di Marco, è una di quelle donne coraggiose nel silenzio, capaci di amare un uomo anche se non lo sopportano più. Una forza squisitamente femminile, nessun uomo ne sarebbe capace".
Certo non Alfonso, docente universitario, che sfoggia la "schiena dritta", ma è pronto a chinarla tra le braccia di qualche studentessa che, un po' per vanità un po' per tornaconto, gli regala l'illusione di allontanarlo un attimo dall'imbrunire della vita. "Un bisogno di sedurre tipico degli uomini, tanto più di mezza età - conferma antonio Catania - Alfonso, il mio personaggio deve far i conti con la moglie che lo tradisce, la figlia che se la fa con tutti, il figlio gay...
Eppure negli anni Settanta era successo qualcosa: Anzi molto. Per la prima volta si aveva provato a sperimentare l'inaudito: la comune, la coppia aperta, i figli da gestire insieme, la morte della famiglia, il femminismo, l'antipsichiatria... Svolte sbalorditive, sconcertanti, pericolose. Alle prime ferite si è preso paura, si è tornati indietro". Al vecchio fascino clandestino della borghesia. e così Lisa (Karin Giegerich), la moglie di Alfonso, va a letto con Luciano. "Regista di teatro di media tacca ma con le stimmate dell'artista - lo descrive Giulio Scarpati che lo interpreta - Uno di quelli che gigioneggiano, che si divertono a giocare allo Strehler strapazzando gli attori. Un narcisismo a oltranza, specchio di un ambiente dello spettacolo ormai diventato avanspettacolo. Proprio come tutto il resto del mondo".


Novità su altri progetti non ne ho , per il momento ,e per un po' inserirò post con una frequenza...diciamo minore:


vado al mare, nei posti cari a Giulio...(per pura coincidenza, ovviamente: l'ho saputo poi, del suo legame col Cilento!)

2 commenti:

elena ha detto...

Anch'io amo molto questi posti... e faccio centinaia e centinaia di chilometri per raggiungerli appena posso...

CILENTO (Pensieri)

Grigie nebbie padane,
tagliate dai deboli raggi del sole di primavera.

Tristi ricordi che attanagliano il cuore
come una morsa di ghiaccio.

Lungo nastro d'asfalto davanti a me,
nel quale ripongo la speranza di riposo e rinascita.

Alzo lo sguardo e, all'orizzzonte, mi appare un'infinita striscia azzurra
che si confonde col cielo.

Tutto attorno, teneri arbusti, rossi papaveri,
colorati profumi che mi riscaldano,
sorrisi di genti che "riconosco" come vecchi amici ritrovati.

Grotte di smeraldo e archi di pietra sotto cui rifugiarmi,
e scogli che mi incantano come l'errante Odisseo;
in fuga, anch'io, come il padre Enea che lì lasciò il fido nocchiero.

Immensi e maestosi resti di civiltà paterne
difese strenuamente dal barbaro nemico.

Io, amante di monti ricoperti di abeti
e di prati ricamati di stelle alpine, resto ammaliata
dal Monte Sacro sulla cui cima ritrovo la casa della Madre;

da piccole case di pietra arrampicate su verdi cocuzzoli
dove sembra impossibile arrivare per trovare la pace;

da boschi, frastagliati da lucenti acque
che rinfrescano il corpo e la mente.

E rinasco,
meravigliata per non aver trovato prima
il coraggio di scoprire quel pezzo di patria, lontano centinaia di chilometri,
diventata "casa" e parte di me:
quella che mi dà calma, tranquillità, pace, silenzio.

Anonimo ha detto...

A proposito del film:incrocio le dita,sperando che esca presto e bene e non faccia la fine dei film 'fatti e non visti' di questo 'acciaccato cinema italiano!