venerdì 23 ottobre 2015

Giulio Scarpati al 'PISABOOKFESTIVAL' , sabato 7 novembre. Intervista con l'attore



Un festival di editori indipendenti, un festival di grandi autori, di pagine scritte e illustrate, un festival di incontri e di idee.

CONFERENZE, INCONTRI, MOSTRE, OSPITI INTERNAZIONALI


Per il pubblico del festival Giulio Scarpati legge

    L’anno della lepre di Arto Pasilinna. 
APPUNTAMENTO : Sabato 7 novembre alle ore 18:00 nella Sala Pacinotti. 
  La lettura è tratta dall’omonimo audiolibro che Giulio Scarpati ha registrato nel 2015 per la casa editrice Emons.

 L'INTERVISTA A GIULIO SCARPATI  
TRATTA DAL SITO http://www.wuz.it/libro/anno-della-lepre/Paasilinna-Arto/9788870910407.html?from=search


La penna di Arto Paasilinna prende voce con Giulio Scarpati ne 'L'anno della lepre'.

«Il cuore? Batteva pigramente, come una sentinella che cammina a passi lenti cercando di ammazzare il tempo.»
 [...]  
È dal 1975 che L’anno della lepre di Arto Paasilinna appassiona i lettori di tutto il mondo. Tradotto in trenta lingue e riadattato due volte per il cinema, Emons audiolibri lo ripropone in una nuova e originale versione: letto ad alta voce da un grande interprete come Giulio Scarpati, pluripremiato attore teatrale e cinematografico.
Il ritmo vivace e l’umorismo di Paasilinna prendono vita con la voce di Scarpati, alla sua seconda esperienza con Emons, dopo essersi prestato alla magnifica lettura di 'Ulisse. Il mare color del vino' di Giovanni Nucci.

Abbiamo parlato con Scarpati di cosa significa leggere questo romanzo oggi e abbiamo “curiosato” intorno alla sua prima esperienza letteraria.

Come mai ha scelto di continuare a collaborare con il progetto degli audiolibri di Emons?

Gli audiolibri sono una particolare forma di comunicazione della lettura, un'esposizione a voce alta, un po’ come se si raccontassero storie o favole per bambini. È quindi l’idea di un racconto orale che è importante nella comunicazione, anche in un libro. In questo caso è particolarmente interessante il gioco del viaggio, la dimensione più bella del libro.

L’anno della lepre lo ha scelto perché lo conosceva o le è stato proposto per una ragione particolare?

Mi è stato proposto da Emons. Ovviamente lo conoscevo perché ai tempi è stato un libro famoso ed ero anche curioso di vedere come a distanza di tempo fosse diverso leggerlo. È bello perché trasmette la filosofia di quegli anni, di come un viaggio potesse cambiarti e di come potesse diventare un viaggio di conoscenza, di crescita. Quello del protagonista è un viaggio un po’ anarchico, un po’ “va’ dove ti porta il vento”, senza mete precise, che nasce da un momento di crisi.
Tutti gli incontri che il protagonista fa – sia quelli divertenti, sia quelli più sfortunati – sono tutti un confronto con la varietà enorme di umanità che s’incontra nella vita. È bella quest’idea di poter confrontarsi con tante persone in situazioni spesso al limite, che possono sembrare quasi assurde, però tutte plausibili. Sono tutti scenari molto belli, non solo le suggestioni che derivano dal paesaggio naturale, ma anche dal paesaggio umano che il protagonista incontra.

C’è anche un’idea di sottofondo che è quella della ricerca della libertà in questa storia, di non accettare i compromessi e di non rinunciare ai sogni di una vita, che poi ti può portare a questo cambiamento estremo…

Sì, è un po’ la filosofia del viaggio che ti mette a contatto con tante situazioni e che ti priva di obblighi. In una vita che spesso è costrittiva, questa mancanza di obblighi viene a coincidere con un viaggio in cui non hai altra responsabilità se non verso te stesso e verso una lepre. È molto bello il rapporto tra la lepre e l'uomo, l’attenzione che lui ha verso di lei, l’umanizzazione, il fatto che questa lepre sia testimone partecipe delle sue avventure e disavventure. È una dimensione di grande libertà e anche di disponibilità nei confronti di quello che accade verso le persone che incontri. Tutto sommato è una dimensione libera, di conoscenza, senza pregiudizi. 

Quale tipo di lavoro c’è dietro la lettura di un audiolibro? C’è un minimo di rappresentazione oppure è una semplice lettura a voce alta, un po’ come si faceva un tempo?

Un po’ devi stare attento perché dietro c'è un modo di raccontare che non può essere soltanto rappresentativo, anche se un po’ lo è, perché quando leggiamo immaginiamo una voce dentro di noi, ce la immaginiamo fisicamente, e così accade anche a chi legge. Il lettore immagina la pagina scritta e ha delle fantasie che possono non coincidere con quelle dello scrittore, ed è questa la libertà che il lettore ha nei confronti di quello che legge. Essendoci in questo libro tanta umanità, tanti personaggi, si tende inevitabilmente a caratterizzarli, senza per questo fare soltanto della rappresentazione. Questo serve a diversificare gli incontri, le emozioni, perché ci sono tante tipologie di personaggi e cerchi di farle venire fuori tutte.

Lei è stato sia dalla parte del lettore, con quest'esperienza, sia dalla parte dello scrittore, con il suo primo esordio Ti ricordi la casa rossa? In quale dei due ruoli si è sentito di appartenere maggiormente?

Quello del libro che ho scritto nasce da un racconto privato della malattia di mia madre, l’alzheimer, quindi ho ripescato tutti i ricordi raccontando il bello della vita vissuta insieme, con questa cornice un po’ incombente della malattia. Ho cercato di scrivere un racconto che mi ricordasse le cose belle per compensare l’esperienza drammatica e difficile che stava vivendo mia madre e le persone intorno a lei. Attraverso i ricordi è possibile riconsegnare la memoria di una persona, che di memoria non ne ha più, e restituire una certa identità che la malattia ti toglie. È stato un esordio dovuto a questa situazione, quindi non mi sento uno scrittore, ho soltanto trovato, attraverso la scrittura, un modo per condividere con gli altri un sentimento, un dolore, ma anche un’emozione, e raccontarla agli altri. Mi sento quindi più un interprete che un autore.

Una riflessione sulla lettura da condividere con i nostri lettori?

Penso che la lettura sia un elemento che ti mette a contatto con la tua fantasia e che la alimenta perché è come se la fantasia di chi scrive, e la fantasia di chi legge, debbano entrare in comunicazione, però con quel margine di libertà che il lettore ha. E questo credo sia l'elemento di dinamicità della lettura, quello di scoprire mondi nuovi. Poi è bello anche conoscere generi completamente diversi, dai gialli, ai racconti di formazione, tutta la varietà che offre la lettura e che è in grado di darti in quel preciso momento della tua vita.
Il pregio di essere nella giuria del Campiello di quest’anno è stato di poter leggere e trovare, soprattutto tra gli autori nuovi, la qualità di uno scrittore. È stata una bella esperienza quella di valutare la scrittura come "lettore", proprio sulla base di quanto mi piacesse un racconto, e l'ho trovato molto stimolante. Leggere fa bene.

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