sabato 28 giugno 2014

Articolo da 'Repubblica' -Intervista a Giulio Scarpati e la sua conduzione di 'Sconosciuti'


Scarpati con "Sconosciuti", storie (stra)ordinarie d'italiani

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   "Non mi candido per Sanremo, Carlo Conti può stare tranquillo" scherza Giulio Scarpati "A ognuno il suo mestiere. Ma il libro sulla malattia di mia madre mi ha reso più sensibile, mi ha messo in contatto con tante persone che mi hanno scritto e mi parlano delle proprie esperienze: ascoltare gli altri m'interessa. Sconosciuti si basa sullo stesso principio: racconta le vite degli altri, che sono sempre piene di sorprese". Attore popolarissimo grazie a Un medico in famiglia e Fuoriclasse grande protagonista a teatro - da L'idiota a Oscura immensità - dal 30 giugno Scarpati debutta come conduttore su RaiTre in prima serata con Sconosciuti collection il programma di Simona Ercolani che racconta le (stra)ordinarie storie degli italiani.

La vita come viene: sacrifici, passioni, addii, nascite, incontri che cambiano la vita. "Ero un fan della trasmissione - racconta l'attore - restavo incollato, perché la tv, che regala i famosi quindici minuti di notorietà come diceva Warhol, in questo caso entrava in punta di piedi nella vita di persone sconosciute. I protagonisti non sono narcisisti, parlano della propria esperienza che in quel momento viene condivisa da tante altre persone. Un po' quello che è successo dopo che ho scritto "Ti ricordi la casa rossa?" in cui mettevo per mia madre, malata di Alzheimer, i pezzi della nostra vita. In tanti, dopo averlo letto, mi hanno scritto. Io non so dare consigli, ma in questo percorso con mia madre  -  che è scomparsa il mese scorso  -  dalla mia esperienza, posso dire che da figlio devi fare un passo indietro. Perché se una persona che ami  -  ed è veramente doloroso e all'inizio ti arrabbi, non lo accetti  -  comincia a non riconoscerti, un sorriso ti mette comunque in comunicazione con lei".

L'attore sorride: "Quando i ricordi si cancellano, provi a recuperarli, come puoi: io e miei fratelli provavamo a far sentire a mamma le sue canzoni napoletane preferite, Murolo, sperando di riaccenderle qualche ricordo. Non saprai mai cosa succede in quel momento. Fare un passo indietro vuol dire abbandonare la fase razionale  -  faccio così per avere questo risultato - per fidarti dell'emotività. Le parole, che sono così importanti, passano in secondo piano: a volte basta un sorriso, o uno sguardo". Scarpati è una persona riservata ("infatti certe cose - confessa - avrei solo potuto scriverle in un libro, mai dirle"), ma confessa che ascoltando i racconti dei protagonisti di Sconosciuti, ha provato una grande emozione. "Mi piace, esattamente come quando ho interpretato storie di persone realmente vissute come Livatino o don Zeno, entrare nelle storie, capire com'è avvenuta la svolta. Raccontare un'Italia che spesso si rimbocca le maniche mi riempie il cuore. Sfogliando quegli album di famiglia, scopri tratti comuni a tutti, quelle foto le abbiamo tutti a casa. In qualche modo è consolatorio, pensi: loro ce l'hanno fatta a trovare la loro felicità anche quando partivano da una situazione di grande disagio, posso riuscirci anch'io".

Da attore impara un copione, ora il lavoro è diverso:"Abbiamo selezionato storie già andate in onda, ma stavolta ci sono io che seguo il filo - spiega l'attore - È bello confrontarsi con gli autori. A volte da ricordi del passato che sembrano lontani ti vengono in mente le corrispondenze con l'oggi, è la fotografia di un'Italia che cambia in cui tante cose si ripetono uguali. Mi aveva colpito il modo di ripercorrere le vite di queste persone, in modo diretto, in prima persona: il racconto diretto ha una forza maggiore". Ma curiosamente, in Sconosciuti -  ed è il bello del programma- non c'è mai narcisismo, non c'è la tentazione del "selfie". "Chi va in tv si mette in bella copia, vuole sempre dare una certa immagine di sé - dice Scarpati - quella migliore. Invece qui ritrovi la verità, tante volte scappa un sorriso, le cose non sono mai spiattellate, sono costruite nella realtà".

Si comincia con Paolo Manni e di un gruppo di ex bambini che a distanza di cinquant'anni si mettono alla ricerca dell'insegnante della loro prima elementare, "il maestro Nocciolini", che lasciò la classe dopo un solo anno di scuola: un uomo eccezionale i cui insegnamenti hanno segnato quel gruppo di uomini per sempre, poi il coraggio di Vito e Cristina che vivono con i loro bambini albini cercando di offrire ai figli la migliore vita possibile. E l'amore di Marco e Adela, uno stuntman e una pattinatrice, e la tenacia di Enrico e Francesca che si sono incontrati tra le macerie del terremoto dell'Aquila. "Se prendi la vita di ciascuno, anche di chi hai incontrato una volta sola nella vita - osserva Scarpati - c'è sempre un particolare che ti colpisce. I ricordi di mia madre che mi raccontava la guerra mi sono serviti più di mille libri di storia per capire l'orrore e la paura: l'esperienza vissuta in prima persona ti entra dentro. Ricordo che quando ho girato Il giudice ragazzino che ricostruiva la vita del giovane magistrato siciliano Rosario Livatino ucciso dalla mafia, andai a trovare i genitori per farmi raccontare del figlio, e conoscerlo di più. La sua stanza era rimasta com'era, la mamma, con dolcezza, a un certo punto mi ha guardato e mi ha spostato un ciuffo di capelli. Mi ha detto: "Rosario li portava così". Quel gesto mi è valso più di mille spiegazioni e letture".

FONTE: http://www.repubblica.it/spettacoli/tv-radio/2014/06/28/news/scarpati-90212804/

1 commento:

lucilla ha detto...

Bravo Giulietto mio! Sei stato bravo, bravo , bravoooooo!