martedì 13 marzo 2012

"La casa bruciata" e la "bella" televisione nascosta



di ELENA SACCOMANI


C’è da chiedersi – e non da ora – perché la Rai “custodisca” quasi gelosamente i suoi prodotti di qualità e non li riproponga più spesso, magari d’estate, ma soprattutto ad orari ”normali”.

Qualche giorno fa è andato in onda, alle 3 e 40 di notte su Rai 1, un bellissimo film per la tv del 1997 e che, almeno per quanto ci riguarda, non ci sembra sia mai più stato dato in replica dalla prima messa in onda nell’anno successivo.

Si tratta de “La Casa bruciata”, regia di Massimo Spano, con protagonisti di “classe” quali Renato Carpentieri, Omero Antonutti, Emilio Bonucci, Chiara Muti e Giulio Scarpati che interpreta la figura principale intorno alla quale si svolge la storia, padre Toni Zanin, missionario “di frontiera” ai margini della foresta amazzonica.

La fiction è liberamente ispirata e, come si legge alla fine prima dei titoli di coda, dedicata soprattutto alla figura del padre comboniano padovano Ezechiele – Lele – Ramin, trucidato il 24 luglio1985 a Cacoal in Brasile a causa della sua attività in favore degli Indios e dei contadini.

Ci è piaciuta soprattutto la tecnica della narrazione in prima persona attraverso una lettera che padre Toni invia, dopo 5 anni di silenzio, a Luisa, la donna alla quale era legato sentimentalmente e che lascia perché “sente” che il suo posto, la sua vita è “altro”, ma che resterà comunque una figura importante per la sua nuova vita e che ritroviamo nei vari flash-back del racconto.

Fiction intensa, “veloce” ma struggente, che “prende” fin dal primo fotogramma accompagnata dalla grande colonna sonora del maestro Morricone che rende quasi “tangibile” il paesaggio nel quale agiscono i protagonisti.

Scarpati è da sempre interprete “di razza” e, per conoscere a pieno la capacità di “trasformazione”, apparentemente semplice, che opera su se stesso, occorre soprattutto vederlo a teatro. Ma proprio per questa sua abilità ad “immergersi”, con uno studio ed un lavoro minuzioso, in ogni personaggio che affronta – e più la figura è “forte” più la sfida per Scarpati è … “attraente” – sarebbe necessario che la televisione trasmettesse tutti quei lavori – e sono numerosissimi tra film e fiction – del suo periodo (è definizione di Scarpati stesso…) “ante medicum”, cosicché il pubblico possa conoscere ed apprezzare a pieno questo artista troppo spesso identificato col personaggio che gli ha dato certamente una grande popolarità, ma che forse impedisce allo spettatore, soprattutto del piccolo schermo, di vederlo sotto altre “vesti”.

E qui, appunto, Scarpati dimostra quanto si possa e si dovrebbe costruire un personaggio dal “di dentro” , facendolo lentamente ma costantemente “uscire” attraverso i suoi gesti, il volto, lo sguardo intenso che manifesta di volta in volta gioia, speranza, disperazione, dubbi sulle scelte – anche di vita – fatte, e sulla lotta interiore tra quello che è giusto e quello che giusto può solo sembrare.

La storia della famiglia Barbosa e dei soprusi che è costretta ad affrontare fino al totale massacro, ad eccezione del piccolo Sandino che paradossalmente aiuterà nella crescita interiore padre Toni, ma lo condannerà anche a morte, è lo spunto dal quale parte questo intenso racconto, dove continui sono i dubbi del sacerdote su chi abbia più diritti – i contadini, gli indios, la comunità, il singolo individuo … – o su chi sia più colpevole; su dove stia la giustizia e se il “malvagio” non sia riscattabile e il “buono” altrettanto ricattabile. E padre Toni affronta questa “guerra” prima di tutto interiore attraverso l’interpretazione sofferta ed intensa di Scarpati, la stessa che, non senza motivo, gli aveva portato qualche anno prima il David di Donatello per la sua immedesimazione in Rosario Livatino, il “giudice ragazzino”.

E’ dunque pura chimera sperare che la televisione, soprattutto quella del servizio pubblico, oltre che creare novità non sempre degne dell’aspettativa, tiri fuori dal suo così ricco cilindro tutti quei tesori che permettano anche al pubblico odierno di conoscere grandi protagonisti di ieri e di oggi in ogni loro sfaccettatura?



2 commenti:

Alda ha detto...

Brava Elena, bellissima recensione, anche io mi chiedo come mai un film che tratta temi così importanti, con attori così bravi, girato in luoghi "magici" con una colonna sonora bellissima, resti chiuso negli archivi Rai!!
Giulio ha interpretato Padre Tony con una grande intensità e partecipazione, veramente molto, molto bravo!!!

elena ha detto...

Grazie Alda, ma di cose da dire ce ne sarebbero state tantissime. Per me, poi, ha un significato particolare questo film e, se leggi sotto il post che annuncia il film, lo capisci.
Anche per me qui Giulio ha dato tutto se stesso.. beh.. come sempre del resto... Si poteva scadere nel patetico o nella retorica.. invece tutto era così "vero" così naturale che sembrava "vivere" lì dentro. Un Giulio altrettanto intenso io lo ricordo - con nostalgia... - in teatro nel dramma di Koltes.
Sì è un vero peccato che restino nascosti questi ed altri "tesori"...