di Anna Maffei
"Troppo buono, però...fino a quando non so!"
Fin dalle prime note del pianoforte di Bob Messini è apparso come un piacevole ritorno a un tipo di teatro a mezza strada tra 'sociale' e 'd’intrattenimento', abbracciando l’ossimoro del “ridere seriamente” delle storture, delle etichette, delle debolezze.
Che Giulio Scarpati sia un buono, il pubblico se n’è accorto da un pezzo: dalle fiction, dalle interviste, dalle dichiarazioni in dibattiti televisivi….
Che Giulio Scarpati sia un buono, il pubblico se n’è accorto da un pezzo: dalle fiction, dalle interviste, dalle dichiarazioni in dibattiti televisivi….
Qui lo vediamo declamare, addolcirsi e poi arrabbiarsi, per ‘difendersi’ da questo distintivo (proprio come quello degli scolari di un tempo,attaccato inesorabilmente al grembiule!) di ‘buono’ per antonomasia. Ci racconta un po’ della sua bontà dai primi vagiti, in pratica, ma il discorso non è mai solo autobiografico.
L’aspetto più gradevole e coinvolgente di questa performance è che lo spettatore non ha il tempo di commuoversi troppo dopo un’intensa citazione del grande Gaber, per esempio, perché Scarpati lo distoglie da riflessioni ideologiche e possibili malinconie coinvolgendolo in un gioco divertente di ammiccamenti al presente dribblando tra le “rassicuranti promesse per il futuro del Paese” e le “rilassanti dinamiche di reality televisivi”(…!).
E così il nostro “buon” Giulio canta con garbo, suona al piano, torna ‘attor giovane’ mentre, sullo sfondo di uno spazio scenico essenziale (un baule, un pianoforte, un leggìo e uno sgabello), passa la vita in immagini: filmati d’epoca, scene del Teatro che fu, personaggi di cartoni animati.
La chiusura è vivace, ironica e inaspettata. Quasi da avanspettacolo. Ma non la diciamo: occorre vederla…
Solo quando esce dalla sala lo spettatore, che non ha avuto il tempo di distrarsi, che ha riso di cuore, che è entrato in questo piccolo universo polisegnico/simultaneo, ha la sensazione di essere o essere stato anche lui, in fondo, un po’ “gigione”, credulone, insomma, ‘troppo buono’.
Ed è qui che comincia a ‘far suo’ ciò che ha visto in un’ora e mezza di buon teatro.
L’aspetto più gradevole e coinvolgente di questa performance è che lo spettatore non ha il tempo di commuoversi troppo dopo un’intensa citazione del grande Gaber, per esempio, perché Scarpati lo distoglie da riflessioni ideologiche e possibili malinconie coinvolgendolo in un gioco divertente di ammiccamenti al presente dribblando tra le “rassicuranti promesse per il futuro del Paese” e le “rilassanti dinamiche di reality televisivi”(…!).
E così il nostro “buon” Giulio canta con garbo, suona al piano, torna ‘attor giovane’ mentre, sullo sfondo di uno spazio scenico essenziale (un baule, un pianoforte, un leggìo e uno sgabello), passa la vita in immagini: filmati d’epoca, scene del Teatro che fu, personaggi di cartoni animati.
La chiusura è vivace, ironica e inaspettata. Quasi da avanspettacolo. Ma non la diciamo: occorre vederla…
Solo quando esce dalla sala lo spettatore, che non ha avuto il tempo di distrarsi, che ha riso di cuore, che è entrato in questo piccolo universo polisegnico/simultaneo, ha la sensazione di essere o essere stato anche lui, in fondo, un po’ “gigione”, credulone, insomma, ‘troppo buono’.
Ed è qui che comincia a ‘far suo’ ciò che ha visto in un’ora e mezza di buon teatro.
FINO AL 2 MAGGIO
Giulio Scarpati in "Troppo Buono"di Marco Presta e Nora Venturini
con Bob Messini
regia di Nora Venturini
aiuto regia Francesca Primavera
amministratore di compagnia Mauro Machelli
6 commenti:
Anna, complimenti per la recensione!! Molto bella!
E, ovviamente, complimenti a Giulio e Bob,che sono stati grandi!
Un abbraccio al blog
recensione bellissima praticamente perfetta brava Anna Giulio e Bob...sono stati grandi:-)
Come al solito Anna è in grado, con poche parole, intense e "apparentemente buttate lì", di dare l'essenza totale di quello che Giulio esprime sulle tavole di un palcoscenico sia esso un disperato senza patria o un ... "troppo buono", che ci fa divertire riflettendo... e non è semplice...
Perfetto Anna!
Complimenti Anna per la tua recensione che,semplice ed essenziale,credo rispecchi il pensiero di tutte noi!
e ancora una volta complimenti a Giulio,a Bob e a tutto il resto della compagnia per averci regalato questo fantastico spettacolo!
..anna mi hai letto nel pensiero...questa è stata la mia sensazione alla fine...ma forse anche durante lo spettacolo..."la sensazione di essere o essere stato anche lui, in fondo, un po’ “gigione”, credulone, insomma, ‘troppo buono’."....rivedevo la mia infanzia...la mia adolescenza...simile a quella del piccolo giulietto...
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