giovedì 20 marzo 2008

Il valore della vita -Giulio Scarpati legge Eliot e Kundera


Da ‘La Nazione’ di Grosseto

di LORENZO MAFFUCCI— PISTOIA – MA NON È UNA cosa seria.
Inanellando la profonda leggerezza degli «Amori ridicoli» di Milan Kundera, il lirismo radicale di Eliot, Giulio Scarpati conduce la rassegna di letture «In verso veritas» è per le 21 di giovedì 27 nel piccolo spazio della Saletta Gramsci di Piazza San Francesco a Pistoia (Info 0573.991.609/27.112), dove, sempre giovedì alle 15.30, l'attore romano terrà anche un incontro-corso di aggiornamento sullo «spazio dell’attore».
Scarpati, come mai una lettura di «Eduard e Dio» di Kundera?
«Piacere personale. È una storia divertente ma anche molto paradossale, secondo lo stile sempre ironico di Kundera: un ragazzo diviso tra un amore per una giovane donna cattolica e la pressione da parte della dirigente della sua scuola in un Paese dell’Est in epoca di regime comunista. Eduard viene scoperto in chiesa con la ragazza e si deve difendere dalle accuse; il paradosso è che lui, in realtà, non crede in Dio. Così si trova a dire sempre qualcosa che si avvicina alla verità, ma non è mai la verità. Spesso l’aspettativa di come noi dobbiamo apparire per gli altri ci costringe a voler essere come gli altri ci pensano, e ad adattarsi all’immagine che si ha».
Le succede mai?
«Certo. E capisco il risentimento del protagonista. Molte delle nostre convinzioni sono frutto di un compromesso con la realtà: valori solo appiccicati e non così profondi. È un meccanismo che il mondo richiede ai ragazzi di oggi e li porta a non raggiungere mai una capacità critica delle proporzioni. Per questo ci sono sempre stati scontri, morti, feriti».Dalla Primavera di Praga di Kundera al Tibet di oggi.«E come al solito prevarrà il realismo politico che non metterà in forse le Olimpiadi cinesi. Ci sono troppi interessi economici, e nessuno realmente pensa che per un principio si possa fermare l'economia. Ma sono processi che non pilotiamo più. Ci gestisce solo chi ha il potere di farlo. È un mondo che ci ha abituato a digerire troppi rospi, così non ci meravigliamo molto; ma ci vorrebbe un po’ più di coraggio nel dare valore alla vita. Non siamo più capaci di convivere con chi la pensa diversamente da noi, e ci circondiamo di simili solo perché ci rassicura pensare di stare tutti dalla stessa parte. Ma la diversità è una ricchezza».
Che altro leggerà?
«Una poesia di Thomas Stearns Eliot, “Il canto d’amore di J. Alfred Prufrock”. Per cambiare registro».
Cosa lega i due testi?
«Semplicemente il fatto che mi piacciono: la scelta più logica. Il “Canto” è da sempre una delle mie poesie preferite da sempre, ed era l’occasione per tirarla fuori. Una grande poesia del Novecento, piena di dubbi...».
Per esempio: lei crede in Dio?
«Sono battezzato e sono stato un fervente cattolico, prima di prendere le distanze dalla religione (curioso che proprio il mese prossimo Scarpati interpreterà “Don Zeno”, fiction Rai sulla storia di Zeno Santini, fondatore di Nomadelfia, ndr). Ho sempre identificato la parte positiva della fede nell’azione concreta delle persone, ma sono distante dall’aspetto istituzionale, gerarchizzato e ufficiale: non sopporto l'idea che la Chiesa sia un esercizio di potere o un gioco filosofico. Il compito della fede non dovrebbe essere quello di non far sentire sole le persone?».

Pistoia saletta Gramsci giovedì 27 marzo

4 commenti:

clafitzy ha detto...

Concordo totalmente sulla religione...
Prufrock....vecchia conoscenza dello scorso anno al liceo...
Quanti ricordi.....! :D

elena ha detto...

La mia risale...alle guerre puniche...l'Università...1972....

Anonimo ha detto...

Sembra davvero interessante quest'iniziativa...
un bacio

Admin ha detto...

CIAO, CLAUDIA!BENVENUTA!ANZI, BENTORNATA!
BACI!