domenica 25 maggio 2008

ARTICOLO DA “IL CENTRO”


Folgorati sulla strada di Nomadelfia

La sceneggiatrice pescarese Franca De Angelis racconta la fiction con Scarpati

PAOLO DI VINCENZO

Giulio Scarpati torna in tv e lo fa con una fiction, «Don Zeno, l’uomo di Nomadelfia», in programma martedì 27 e mercoledì 28 in prima serata su Raiuno. Scarpati tornerà anche come Lele Martini nel «Medico in famiglia 6», fiction che gli aveva dato una straordinaria fama ma che aveva abbandonato già all’inizio della terza serie. Trait d’union delle due fiction è la sceneggiatrice Franca De Angelis, pescarese. «E’ la storia di don Zeno Saltini, una figura di prete molto particolare che si è scontrato prima con il fascismo, poi con la Dc e con la chiesa (fino a dover abbandonare la tonaca). Il clou della sua vita è la creazione di Nomadelfia (legge di fraternità) una sorta di kibbutz cristiano, dove non esiste la proprietà privata». Come iniziò questa comunità? «Prendendo bambini in mezzo alla strada, creando un sistema che non è un istituto ma che anticipa un po’ la casa famiglia. Don Zeno raccolse le cosidette madri di vocazione e ciascuna cresceva 60-70 bambini. A queste si aggiungevano dei padri famiglia, che in parte erano i bambini che crescevano e poi le persone del paese. Quando termina la seconda guerra mondiale don Zeno alza un po’ le pretese e propone di creare una comunità abolendo la proprietà privata. A quel punto in molti lo lasciano. Rimangono con lui solo i ragazzi e le mamme di vocazione. Occupa Fossoli, un vecchio campo di concentramento nel Modenese e arriva ad ospitare 2-3 mila persone. Prima delle elezioni del 1948 ottiene la benedizione del Papa ma non di fondare un suo movimento». Lei, con gli altri sceneggiatori Giuseppe e Nicola Badalucco, ha dovuto studiare a lungo il personaggio. Che tipo era don Zeno? «Un utopista puro. Non si rassegnò mai a fare una semplice opera di carità. Certo, la gestione delle finanze era un po’ relativa ma lui non si preoccupava di far tornare i conti, pensava solo ad aiutare le persone. Ha passato anni terribili, gli ridussero e poi sospesero i finanziamenti. Gli vennero mandati i celerini perché non voleva cedere e dispersero le famiglie, tolsero i ragazzini alle madri. Lui, quindi, chiese la sospensione della tonaca, ma nel frattempo era stato tacciato di eresia. Rimase senza tonaca otto anni e finalmente, con l’arrivo di papa Giovanni XXIII potè rientrare nella chiesa. E’ morto nel 1981 ma è stato ampiamente riabilitato con grandi onori da papa Giovanni Paolo II. La sua comunità, Nomadelfia, esiste ancora, in provincia di Grosseto, ed è composta da 300 persone in 50 famiglie». Ha visitato Nomadelfia? Cosa vi ha trovato? «E’ un posto meraviglioso. Ci sono stata con il regista, Gianluigi Calderone. C’è una scuola interna e la cosa che mi ha colpito di più è che sono delle persone libere, libere di testa anche se integrate nella chiesa. Uno dei concetti fondamentali di don Zeno era “Né servo né padrone”. I valori di libertà e di solidarietà sono due valori che quando entri a Nomadelfia li senti a pelle. La cosa particolare della fiction è che la comunità ha partecipato attivamente, dai piccoli ruoli di comparse all’appoggio nella realizzazione della scenografia». Come è stato ritrovare Giulio Scarpati? «Bello, anche se don Zeno, è un ruolo un po’ insolito per lui. Giulio di solito fa personaggi miti, tranquilli, dolci mentre don Zeno era molto sanguigno, molto capopopolo, energico. Ma era felicissimo di girare in mezzo a tanti bambini». Questa esperienza l’ha in qualche modo influenzata nella scrittura della sesta serie di «Medico in famiglia»? «Sicuramente. Stiamo scrivendo le puntate che saranno registrate in autunno e andranno in onda il prossimo anno. Don Zeno ci ha dato la misura di quanto Giulio sia un attore completo, e sono cose che riverberà sicuramente anche nel Medico. In questa serie Scarpati interpreterà un personaggio diverso da quello che si è visto all’inizio. Lele Martini è stato lontano dalla famiglia per un bel po’, torna a 50 anni. Certo, sarà il solito affettuoso padre ma sarà alle prese anche con la crisi dei 50».

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti...Ora ve lo posso dire:ieri sera sono stata a Mirandola alla presentazione di Don Zeno! Erano presenti il regista, alcuni degli attori e la maggior parte di coloro che hanno contribuito alla realizzazione della fiction...Sono state proiettate alcune scene e vi assicuro che è una fiction molto bella e "toccante"...Giulio, gli altri attori ed anche i bambini, sono stati bravissimi...Complimenti!!
Don Zeno, è una di quelle figure che "vanno contro le regole" e lo ammiro per questo(forse perchè anch'io sono "contro-corrente").....Si è "scontrato" con tutti, ma lo ha fatto per amore dei suoi figli ed è riuscito a fare in modo che la sua "utopia", diventasse realtà..Spero che tutto questo, serva a far riflettere ognuno di noi...in un tempo dove certi valori sono andati persi...
Ora mi fermo...non vi dico altro..se non:guardate tutti la fiction!!