domenica 10 giugno 2007

GIULIO SCARPATI E LA TV

...fatto è che( ormai me ne convinco…ahimé ..), tanto pubblico televisivo DAVVERO lo lega a “Lele” di “Medico” e nulla più…
Dimenticano “Cuore”; dimenticano la “sfida” in un ruolo forte di “Ultima pallottola” e ancora “Una famiglia in giallo”…Almeno come ultime cose, post-Medico, come lui dice spesso!
Posto qui un articolo di un altro prodotto Mediaset, a mio avviso non troppo promosso(bollino rosso imposto perchè in prima serata…va be’, scene e temi violenti…-mica tanto, poi,...azione, sì....)…………….e i tg...? e le trasmissioni con 'cronache dettagliate' sui vari delitti viste da migliaia di bambini in primo pomeriggio, prima serata?E l'impostazione 'libertina e squallida di 'fratelli.'..'uomini e donne.'... 'stalle' .... quelle,poi, fanno bene al pubblico dei ragazzi?????

BELLA INTERVISTA CHE 'DICE' DELLA FICTION E DI LUI, SEMPRE PER SAPERNE UN PO' DI PIU'....(TRATTA DA "FAMIGLIA CRISTIANA")
TELEVISIONE
SCARPATI IN "ULTIMA PALLOTTOLA" SU CANALE 5

LE SFIDE DI GIULIO

Riposare sugli allori? «Non fa per me», dice l’attore che, dopo aver detto addio a Un medico in famiglia, canta e balla in un musical e adesso dà la caccia a un serial killer.
Provateci voi a inseguire uno che scappa a gambe levate, se l’individuo in questione è il campione provinciale dei cento metri: per allenati che siate, difficilmente ve la caverete meglio del "capitano dei carabinieri" Giulio Scarpati durante le riprese di Ultima pallottola, vibrante fiction in due puntate in programma domenica 23 e martedì 25 febbraio su Canale 5, in prima serata.
«Una fatica pazzesca», sintetizza l’attore dal sorriso ragazzino, «ma inevitabile: il mio personaggio sospetta che il fuggitivo sia il serial killer cui dà la caccia (per inciso, scoprirà che non è lui) e deve arrestarlo a ogni costo. Per fortuna alla fine quella lepre rallenta, bontà sua, e io l’acciuffo, ma... un altro passo e addio, Giulio! Neanche il dottor Lele sarebbe riuscito a rianimarmi».

Assai liberamente ispirato a una tragica vicenda di cronaca nera e al suo tenebroso protagonista – quel Donato Bilancia che tra il 1997 e il 1998 uccise, senza un "criterio" apparente, 17 persone, prima di essere individuato (e incastrato grazie a un esame del Dna) dal maggiore Filippo Ricciarelli –, il film, prodotto da Pietro Valsecchi e diretto da Michele Soavi, imbocca subito un sentiero originale, sganciandosi dalla cupa cronologia degli eventi. Per raccontare e ricostruire, piuttosto, il clima teso e l’ansia delle indagini, «la sfida tra detective e assassino, tra buono e cattivo, tra quelle due psicologie che finiscono per incastrarsi l’una nell’altra. Ma stando attento, io che vengo da un cinema horror, fantastico e gotico, e conosco bene la fascinazione morbosa del sangue, a non spettacolarizzare la violenza», puntualizza il regista, che infatti definisce il film «di tensione, più che d’azione».


Scommettiamo che è stata proprio questa chiave di lettura introspettiva ad attirarla, Scarpati?

«È così. Quella macchina da presa in perenne movimento, sempre alla ricerca di un’atmosfera, un’inquietudine, un’emozione sottintesa, mi ha dato modo di trattare, accanto al piano logico dell’indagine, quello sensitivo, che nel caso di un assassino seriale è pressoché obbligato, visto che si procede a colpi di sensazioni e intuizioni, più che su un terreno concreto. E mi piaceva il ruolo di Stefano Riccardi, quest’uomo teso, non riconciliato col proprio passato (che si scoprirà nell’arco della storia), chiuso e insieme aggressivo nei confronti del prossimo; ma soprattutto – da segugio di razza qual è – in grado di entrare nella mente dell’assassino e di ragionare anche lui con la mente "malata". Un rapporto complesso, per rappresentare il quale ho voluto io per primo saperne di più: imparando, tra un libro e una "lezione" dei carabinieri di Genova cui va il merito della cattura del vero Bilancia (gente fantastica, alle prese con un mestiere durissimo), tante cose che ignoravo sul mondo dei serial killer. Spunti di riflessione che in un’intervista non trovano facilmente ospitalità».

Gliela offriamo noi, se vuole.

«E allora vi confido quello che pensavo sul set osservando Carlo Cecchi – attore raffinatissimo che per la mia generazione è stato un punto di riferimento teatrale – mentre lavorava di cesello sul suo personaggio, quello dell’omicida Vittorio Nobile, facendo ricorso a meccanismi atipici perché non appartengono alla nostra umanità. Se dovessi farlo io il serial killer, mi chiedevo, a quali reconditi pensieri attingerei? In fondo, degli assassini si dice sempre che "era uno tranquillo, normale, alla mano"... Nessun marchio fisico o comportamentale, insomma, che faccia intuire la presenza di una personalità criminale. E allora? Strattonato da dubbi e domande impervie, ho concluso che nel vissuto di ciascuno di noi – noi perbene, noi "normali" – c’è un momento in cui siamo attratti dal male, risucchiati da quel lato oscuro che neghiamo di avere perché ci fa paura. Non capita a tutti di augurare il peggio all’automobilista che ci taglia la strada, "riprovaci e t’ammazzo"? Un moto di aggressività che controlliamo con la ragione e quell’innata umanità che per fortuna ci caratterizza; ma per un attimo breve anche noi ci siamo affacciati all’orlo dell’abisso».
E allora, qual è la conclusione?
«Che se impariamo a convivere con la presenza di questo lato oscuro senza attribuire il male al "pazzo", all’"altro da noi", abbiamo fatto un bel passo avanti nel cammino della conoscenza. E possiamo affrontare in modo consapevole le pulsioni negative che, inutile negarlo, albergano nel nostro cuore».

Un po’ di leggerezza, ora: e il pensiero vola al festoso Aggiungi un posto a tavola, in cui lei canta e balla...

«Quando Garinei mi ha chiamato per propormi il ruolo del prete che parla al telefono con Dio, sono scoppiato a ridere: "Perché proprio io, che non ho mai fatto una commedia musicale?". Mi sentivo come don Silvestro alle prese con la costruzione dell’Arca! Poi ho riletto il testo, che mi ha letteralmente rapito, mi sono esercitato per un mese nel canto, ho trovato nel maestro Trovajoli – della cui severità mi avevano detto peste e corna – una guida deliziosa... E mi sono buttato, mettendomi di nuovo in gioco: perché essere attore per me è proprio questo, non fossilizzarmi mai in un ruolo, sia pure riuscito, per paura di perdere il consenso degli spettatori, ma ogni volta sfidare me stesso, spiazzare il pubblico e riconquistarlo da capo. L’ho fatto dicendo addio a Lele, dopo 39 serate da Un medico in famiglia (e sì che, continuando, avrei avuto solo vantaggi), con il parroco canterino, con il carabiniere tormentato di Ultima pallottola... Ma in questo momento la gioia più bella me la dà la scuola di recitazione dove insegno da tempo: si chiama "Percorsi", ha sede presso il Teatro Le Maschere di Roma e da quest’anno è finalmente mia! Un’altra sfida per dare una mano ai tanti giovani attirati da questo mondo di frutta candita, in cui purtroppo si nascondono molte mele avvelenate».
Luisa Sandrone

qui una breve clip della fiction ....
qui un link con opinioni del pubblico quando è stata data in replica, nel 2005,....ad agosto....(!::!)

3 commenti:

elena ha detto...

"L'ultima pallottola" è una delle cose più belle che Giulio abbia fatto .... post-medicum... E proprio da questa fiction che si vede che "razza" di "Attore" sia!!! Solo sguardi, movimenti, gesti, introspezioni... Violento?...Beh se per "violento" si intende "raccontare un atroce fatto di storia vera" allora sì...Ma è una delle poche - se non l' unica - fiction basata su delitti (Ris, Distretto di Polizia, ecc.... guardate le scene di quelli, vi prego...)dove si vede la futura vittima VIVA, stacca l'immagine, vi è una musica (bellissima...) da cui si intuisce quello che sta succedendo e poi la macchina da presa "stacca" sul cadavere, il più delle volte coperto o lontano o, comunque, non indugia più di un secondo e in quei particolari che non parlano di "morte" (il viso di Nina morta, così dolce e la rabbia mista alla disperazione sul viso di Giulio- Ricciardi...) Non dico altro.. Anche se ne avrei di cose da dire...Perchè Mediaset in mezzo alle repliche estive non mette anche questo piccolo "capolavoro"? Perchè "ha paura" di quello che potrebbe "combinare" SCARPATI....??? E allora, DIMENTICHIAMO PURE QUESTA FICTION STUPENDA DOVE RECITAVANO DUE ATTORI DI GRAN CLASSE : CECCHI E GIULIO....

cate ha detto...

giulio è proprio un grande.....
io lho apprezzato,sopratutto"in un medicoin famiglia"e conosciuto e apprezzato come grande attore,ma ho visto anche "una famiglia in giallo"baci

Anonimo ha detto...

L'ultima pallottola non l'ho visto, ma Una famiglia in giallo era molto carino. :-) Cuore m'è piaciuto un po' meno, però l'ho seguito.
ciao ciao
Claudia


ps: Anna, ti ho linkata nel blog... ora ti pubblicizzo anche sul mio forum. :-)